Testi Critici

Fermo. Immagina di Sebastiano Vianello 2013

Istinto, sensibilità, approfondimento sensoriale, sono le caratteristiche delle fotografie di Sebastiano Vianello, che, al di là dei tecnicismi, approccia al mezzo con un’inclinazione che si ammanta di romanticismo. Dopo l’esperienza giovanile di collaborazione con il fotografo di moda milanese Lorenzo Mancini, unita alla sperimentazione personale, Vianello abbandona la fotografia per dedicarsi al graphic design e diventare successivamente producer pubblicitario e televisivo. La spinta a ritornare alla creatività artistica è scaturita dopo il tragico evento della morte del fratello Adriano nel 2009: «la fotografia mi ha aiutato a superare il dolore», dichiara. Gli scatti presenti nella mostra “Fermo. Immagina.” sono stati realizzati in Scozia, a Roma e a Venezia a partire dal 2010.
Nel 2010 l’artista visita la Scozia, era un viaggio che voleva fare con Adriano. Successivamente fotografa Venezia, città natale, e Roma, città in cui vive: queste tre ambientazioni sono quindi parte integrante di diverse esperienze riconducibili a un valore emotivo, ad un’origine sentimentale.
Ma cosa ricerca Vianello nelle sue opere?
La narrazione di storie, l’introspezione psicologica, la capacità di rendere l’interrogativo sugli accadimenti legati alle persone che in quel momento stanno di fronte a lui. Si intuisce un mondo immaginario che emana dagli scatti.
In “Gli amici e il ponte” nasce la complicità dei due amici che si trovano sui gradini di un ponte delle Zattere di Venezia; in “Aiutami” è reso il rapporto fra due bambini che salgono su di un muro in Scozia: sono compagni di gioco o fratelli? Si stanno divertendo o stanno litigando? E, cosa pensa il bambino che percorre le scale di un castello scozzese in “Il principino”? Da dove viene, chi è e che storia ha il venditore ambulante sul lido di Venezia nella foto “Stagione sbagliata”?
Avviene la presa di coscienza di atti e situazioni che conduce alla meditazione intima nell’estemporaneità.
Il carattere intimo delle sue immagini si rivela come in una epifania nelle due fotografie che ritraggono i suoi genitori a Roma, davanti all’Ara Pacis, durante le feste natalizie: il padre, sulla destra, che guarda in macchina; la madre, sulla sinistra, che ha lo sguardo fisso nel vuoto. Sono l’illustrazione di due psicologie, di due istinti caratteriali, di due modi di vedere la vita, di due posizioni introspettive.
E Vianello tocca altri luoghi, nati prima nel pensiero, che portano la sua creatività ad esprimersi: l’amore verso la natura lo spinge a fotografare alberi. L’origine? E’ nato ad Alberoni, lido di Venezia, luogo immerso nel verde. La sua infanzia ritorna così alla luce sotto un aspetto che emerge in vari episodi.
Sebastiano ha un passato di scenografo teatrale, lavorava per il fratello Adriano, regista e autore di teatro. Questa sua attitudine, sviluppata nel tempo, lo ha influenzato nelle modalità della scelta delle inquadrature e del posizionamento dei personaggi ritratti. Le quinte scenografiche sono il suo riferimento, come se ci fossero delle linee guida immaginarie per la composizione dello scatto che si risolvono nella capacità di dare l’indicazione di punti di fuga.
La sua sensibilità si rivolge alla resa metafisica dell’attimo, contagiando l’atmosfera di velature poetiche, complici, a volte, il profilarsi delle sagome e delle ombre. Un approccio di elevazione metafisica che si crea con un linguaggio semplice diretto verso l’essenza delle cose.
Vianello chiama in causa la fantasia dello spettatore per far sì che ognuno crei il suo percorso cognitivo, di rivelazione di ciò che accade. La visione di momenti assoluti si trasforma in un messaggio interpretativo aperto.
L’immagine si dà pulita e essenziale, ma anche carica di suggerimenti e intuizioni. Suggerimenti e intuizioni che l’artista ha voluto incuneare in una sospensione temporale e spaziale.
Nonostante siano fotografie non trattate al computer, e non modificate in alcuna maniera, si scorge una propensione all’astrazione, più concettuale che iconica, più suggerita che reale, più anelata che presente, ma sempre vissuta nell’attenzione alla verità. Avviene la sublimazione del reale in una componente evanescente.
I maestri della fotografia che Vianello ammira maggiormente sono Henri Cartier-Bresson, Berengo Gardin, Mario Dondero e Robert Mapplethorpe: ama soprattutto il loro modo di costruire la composizione nello scatto. Non a caso la frase che più lo ha colpito nella storia della fotografia è di Henri Cartier-Bresson: «è una illusione che le foto si facciano con la macchina… si fanno con gli occhi, con il cuore, con la mente.»

Claudia Quintieri